La decisione di fare o meno questo giro è stata molto combattuta, soprattutto dopo il giro fatto il giorno precedente, che si è rivelato molto lungo e duro.
Il percorso che abbiamo in mente è un ampio giro attorno al Sassolungo ed al Sassopiatto, con partenza ed arrivo a Campitello di Fassa.
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Inizio dell’escursione
Dopo aver fatto un’abbondante colazione prendiamo le bici e lasciamo l’hotel Cesa Edelweiss, in poche pedalate raggiungiamo la piazza centrale di Campitello di Fassa da dove inizia il nostro tour. Appena passato il ponte nella piazza imbocchiamo la ripida stradina che si inerpica su per una valle molto stretta e profonda.
Dopo un breve tratto asfaltato si procede su una strada sterrata forestale che costeggia il torrente. La pendenza è molto elevata e ci costringe a frequenti soste.
La Val Duron è conosciuta tra i ciclisti per essere una delle più dure salite delle dolomiti e in effetti ci presenta fin dai primi chilometri un inconfondibile biglietto da visita: il sole di metà mattina certo non aiuta ad affrontare le dure salite di questa prima parte del giro.
Verso la fine della prima salita la pendenza diminuisce e la valle, caratterizzata dal torrente sempre molto vicino alla strada, diventa più bella e colorata.
Val Duron
Qualche altra pedalata ed arriviamo al Rifugio Micheluzzi, prima tappa del nostro giro e vera e propria porta d’ingresso della maestosa Val Duron. Cogliamo l’occasione e ci rinfreschiamo mettendo i piedi nell’acqua nel ruscello che scorre proprio di fronte al rifugio.
Oltre il rifugio la vallata cambia nettamente, diventa tutto d’un tratto estremamente ampia e completamente piatta.
Si prosegue a passo spedito percorrendone tutto il fondo valle in direzione del gruppo del Catinaccio, lungo il quale ci eravamo avventurati il giorno prima nel giro del Passo Costalunga, il Lago di Carezza e la Roda di Vael.
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Proprio sotto al gruppo del Catinaccio finisce la pacchia e la pendenza ci ricorda che siamo in Val Duron.
Il percorso svolta a destra ed inizia la salita finale di questo passo. Pedaliamo in salita in un rado bosco di conifere nel quale decine di mucche ci guardano passare restando indifferenti, dopo un po’ oltrepassiamo il limite della vegetazione passando anche per un tratto che, a causa della pendenza eccessiva è stato addirittura cementato.
Per tutto questo tratto è obbligatorio usare lui, il mitico e indispensabile pignone più grande, anche detto il vergognoso. Proprio grazie a lui riusciamo ad arrivare al passo Duron.
Per aggiungere un po’ di pepe poco dopo iniziata la salita inizia a piovere e pedaliamo sotto l’acqua fino al passo Duron, a 2204 metri.
Purtroppo il meteo non è dalla nostra parte ed il cielo ed i colori di questa giornata non rendono giustizia alla bellezza di questa valle.
Dal passo Duron si vede l’ultimo tratto di strada che raggiunge il passo ed il massiccio del Catinaccio, che ora ci lasceremo alle spalle.
Ci riposiamo un attimo e facciamo due chiacchiere con un signore che, facendo trekking, si trovava a passare di lì, e scopriamo che anche lui in passato era appassionato di mountain bike.
Passo Duron e Alpe di Siusi
Smette di piovere, ci salutiamo e ripartiamo, finalmente in discesa lungo una strada sterrata. Scendiamo attraversando l’altopiano dell’Alpe di Siusi e, anche se il meteo non aiuta, il panorama è magnifico.
L’acqua per fortuna non ha fatto in tempo a bagnare troppo il terreno e la discesa è godibile e divertente, con diversi tratti molto veloci su terreno compatto.
Perdiamo circa 200 metri di quota e li riguadagnamo su una sterrata che ci conduce al Rifugio Zallinger dove ci fermiamo per una pausa ristoro di tutto rispetto a base di Canederli con i Finferli e Birra.
Soddisfatti e un po’ appesantiti ripartiamo e guadagnamo le poche decine di metri che ci separano dalla lunga e bellissima discesa che si snoda attraverso l’alpe di Siusi verso la Val Gardena, tra mucche e panorami mozzafiato con il Sassolungo ed il Sassopiatto che fanno da sfondo.
E sull’altopiano di Siusi non potevano mancare le vere padrone di casa:
La discesa scorre veloce su strade sterrate parecchio scassate e in alcuni punti caratterizzate da grosse pietre, ma quasi sempre le pietre sono ben salde a terra quindi si può lasciar correre la bici, forcella ed ammortizzatore penseranno al resto.
Val Gardena
Scendendo sempre più in basso in Val Gardena si percorre un divertente single track a mezza costa sopra Santa Cristina ed anche una parte dei tracciati di downhill della Val Gardena per arrivare nel fondo valle proprio a Selva di Val Gardena, dove attraversiamo il paese percorrendo la ciclabile e ci immettiamo sulla statale che sale al Passo Sella.
Passo Sella
Da Selva di Val Gardena al Passo Sella facciamo tutto asfalto, con il mastodontico gruppo Sella alla nostra sinistra. Circa un chilometro prima di arrivare al passo Sella inizia nuovamente a piovere; acceleriamo, siamo quasi a fine giro e le gambe sono un po’ in crisi, arriviamo più velocemente possibile al rifugio Sella, ci ripariamo dalla pioggia che non smette di cadere.
Ci siamo messi tutti gli indumenti asciutti che abbiamo, ma è comunque molto freddo.
Dopo mezz’ora passata sotto una tettoia, completamente fradici, portiamo le biciclette sul lato opposto, dove si trova l’entrata: entriamo nel rifugio, che è più un resort di lusso che un vero e proprio rifugio, prendiamo due tè al limone. Mai bevuto un tè al limone così buono. O meglio, poteva anche fare schifo, ma era caldo e tanto bastava.
Non accenna a smettere di piovere, dopo un’altra mezz’ora usciamo sotto il portico, facciamo due parole con alcuni ospiti del rifugio inglesi e tedeschi, cerchiamo di ammazzare il tempo come possibile.
Rientro in Val di Fassa
Dopo un’ora e mezza circa di sosta forzata la forza della pioggia diminuisce e decidiamo di ripartire, anche se terribilmente infreddoliti. Facciamo i pochi metri che ci separano dal passo e ci buttiamo giù per una lunga discesa su strada sterrata che corre sul crinale di una valle laterale della Val di Fassa.
La tecnologia ci abbandona, tutti i telefoni sono scarichi (infatti la traccia si conclude proprio qui, ma non è possibile sbagliare, basta proseguire sempre in discesa).
La strada non è molto utilizzata da mezzi agricoli tanto che in alcuni punti si trasforma in un largo single track, poi di nuovo strada forestale ma ora di dimensioni maggiori, infatti si vede che è appena stata risistemata tanto che in alcuni punti sono ancora evidenti i segni di lavori recenti.
Questa strada ci conduce su una pista da sci che percorriamo fino in fondo dove proseguiamo su strada e rientriamo nell’abitato di Canazei da dove poi facciamo la statale per tornare a Campitello di Fassa.
Se vuoi scaricare il gpx di questo giro puoi trovarlo qui (salvalo, non aprirlo nel browser)