Ore 7.30, primi nella sala colazione dell’albergo Cesa Edelweiss a Campitello di Fassa dove staremo per qualche giorno.
Abbiamo in mente vari itinerari in mountain bike in Val di Fassa da percorrere nei vari giorni di permanenza.
Iniziamo a divorare tutto quello che dovrà darci energia per le ore seguenti, e a giudicare dal giro che abbiamo in mente di energia ne servirà parecchia.
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Il buffet sembra adeguato a bikers affamati e allora non ci risparmiamo, panino con formaggio ed affettati locali, una fetta di strudel e una di crostata, yogurt con cereali, caffè e succhi vari.
Prendiamo con molta calma la colazione, prepariamo gli zaini con tutto ciò che può essere necessario, rimontiamo le bici che la sera prima avevamo abbandonato smontate in garage e siamo pronti a partire. Questa sarà un’escursione impegnativa, come gran parte delle escursioni in mountain bike sulle Dolomiti quando si decide di non pedalare semplicemente nel fondovalle.
Alle 9.40 imbocchiamo la ciclabile della Val di Fassa che da Campitello ci porta fino a Moena.
È una bellissima giornata e la Val di Fassa dà il meglio di sé, verdissima e soleggiata.
A Soraga, prima di arrivare nel centro del paese di Moena, si prende una deviazione sulla destra e, dopo aver costeggiato il Lago di Soraga, si inizia a salire su asfalto sulla destra.
Inizia qui la salita al passo Costalunga, percorreremo una lunga strada sterrata che si addentra in una valle inizialmente stretta ma che diventa via via più larga avvicinandosi al passo. La strada, un po’ in ombra e un po’ al sole, presenta tratti abbastanza pendenti anche piuttosto lunghi, ma è tutta pedalabile.
Continuando a salire si attraversano vari pascoli con i classici cancelli per il bestiame da aprire e richiudere. Ce la prendiamo molto con calma, facendo tutte le foto del caso, fermandosi alle varie fontane che si trovano durante la risalita e fermandoci ad ammirare il panorama, soprattutto quando nella parte alta della valle si iniziano ad intravedere le prime cime del gruppo del Catinaccio.
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Ecco la Roda de Vael. È li che andremo oggi.
Dopo poco meno di due ore raggiungiamo il passo Costalunga, caratterizzato dai colorati edifici, e ci concediamo uno spuntino.
Salendo avevamo pensato di andare al Lago di Carezza, in fondo si tratta di allungare il giro solo di pochi km, siamo abbastanza vicini ed è uno spettacolo che merita d’essere visto, anche se si tratta di dover perdere più di 200 metri di quota che dovranno essere recuperati.
La bellezza del lago ripaga di qualunque sforzo: facciamo tutto il giro con la bici a spinta, in mezzo a decine di turisti.
Finito il giro ripartiamo e risaliamo, su asfalto, sul lato sinistro della valle, attraversando l’abitato di Carezza: sul versante opposto della valle si stanzia maestoso il massiccio del Latemar.
Dopo qualche km ritroviamo la strada che viene dal passo Costalunga: siamo di nuovo sul percorso che volevamo fare ma si mette a piovere e per fortuna troviamo subito riparo sotto un sottopasso dove ci raggiunge un gruppo di motociclisti che, come noi, aspetta che smetta di piovere.
Ci rimettiamo in moto e proseguiamo in parte sulla strada asfaltata e in parte percorrendo un sentiero pressochè parallelo alla strada. Prima di iniziare la dura salita che ci farà avvicinare alla Roda de Vael ci fermiamo in un punto panoramico per catturare qualche scatto dello splendido panorama; non capita spesso di poter fotografare in un unica foto la Roda de Vael ed il massiccio del Latemar.
Si lascia la strada asfaltata per risalire in mezzo ai boschi fino alla malga Messnerjoch, situata a 1930 metri. Qui si cambia nettamente direzione, sempre risalendo lo stesso versante. Qui inizia la parte più massacrante del giro.
In questo punto la vegetazione si dirada, per la giornata di oggi possiamo dire addio ai boschi di conifere. Proseguiamo la salita lungo il sentiero che sembra dipinto ma che vi farà sicuramente pensare a quanto sarebbe bello farlo in discesa…. da qui in poi si scende e si spinge (o come direbbe qualcuno per farlo sembrare divertente… inizia il portage).
Ci si ricongiunge presto con una strada forestale a tratti (pochi) pedalabile e in gran parte non pedalabile a causa della pendenza (o più probabilmente della mancanza di energie e di acqua). Proprio dove si rientra sulla forestale il panorama che si presenta è questo.
Una volta arrivati in cima la strada si ricongiunge con un sentiero che corre attraverso i ghiaioni di tutta la Roda de Vael e raggiunge l’omonimo rifugio passando per il celebre monumento a Theodor Christomannos, dove si trova la celebre aquila.
Sappiamo che questo sentiero c’è, ma risulta veramente difficile scorgerlo dal basso e lo si nota solo quando lo si raggiunge.
Una volta raggiunto il sentiero è finita la salita massacrante, mangiamo qualcosa e ripartiamo, finalmente in sella, su un sentiero in mezzo ai ghiaioni che sale e scende mantenendosi sempre tra i 2200 e i 2400 metri.
È stata una fatica enorme arrivare fino a qui, ma l’aria è fresca sebbene sia un periodo estremamente caldo. Il sole batte forte ed il tempo è perfetto.
Proseguiamo scendendo molto spesso a causa di frequenti smottamenti e tratti eccessivamente esposti.
Il sentiero che stiamo percorrento è proprio sotto i roccioni dolomitici verticali, dove inizia il ghiaione che in molti tratti ha una pendenza piuttosto elevata, lo stesso vale per i pendii ricoperti d’erba.
A me dà piuttosto fastidio avere quasi il vuoto da una parte, quindi una buona parte del sentiero me la sono fatta a piedi (probabilmente con conseguenti accidenti del mio compagno di escursione che era frequentemente costretto ad aspettarmi).
Per non farci mancare niente sbagliamo anche direzione ad un bivio e siamo costretti a risalire a spinta per ricongiungerci al sentiero che corre più in alto.
Di fronte (e sotto) a noi si apre la vista su Moena, punto da cui abbiamo iniziato la nostra scalata molte ore prima.
Percorriamo tutta la parete della Roda de Vael avendo sempre alla nostra destra o il ghiaione o dei prati molto scocesi e, una volta giunti nei pressi del monumento possiamo scattare una foto al passo Costalunga dove ci eravamo fermati in precedenza, ma stavolta da 600 metri più in alto.
Ormai siamo arrivati al monumento a Christomannos, punto di svolta del nostro giro.
Il monumento si trova alla fine della Roda di Vael, adesso dobbiamo girare intorno a questo roccione e dirigerci verso il rifugio Roda di Vael, su un sentiero tutto pedalabile e in pianura, ma non prima di essersi riposati un po’ ed aver gustato il panorama che da qui spazia su tutta la Val di Fassa e sulle dolomiti bellunesi.
Inizia a farsi veramente tardi, siamo ancora a 2300 metri, non conosciamo bene la zona ed il versante da cui dobbiamo scendere è già in ombra, meglio proseguire. In pochi minuti raggiungiamo il rifugio Roda di Vael dove ci fermiamo per rifocillarci velocemente.
Adesso è molto tardi, urge rientrare in Val di Fassa prima che faccia buio.
Ripartiamo prendendo una mulattiera in discesa estremamente pendente con scoli per l’acqua ogni 3-4 metri, assolutamente impedalabile nella prima parte, dopo invece si può salire ed il sentiero diventa bello e quasi scorrevole se non fosse per un paio di punti piuttosto enduristici in cui dobbiamo scendere. Vista la stanchezza e la mancanza di concentrazione la caduta sarebbe assicurata. Proseguiamo spediti lungo una veloce strada forestale in discesa e dopo qualche chilometro ci troviamo all’inizio di una pista da sci: la percorriamo tutta in discesa mettendo a dura prova i freni delle nostre mounta bikes e arriviamo a Vigo di Fassa che è ancora giorno, ma non per molto.
È andata. Giro completato. Ci riposiamo un attimo, togliamo protezioni, giacchetti e quanto altro, riprendiamo la ciclabile e pedaliamo fino a Campitello di Fassa dove rientriamo in albergo soddisfatti del giro che abbiamo fatto e letteralmente stremati.
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